Stamane attorno alle 4 il Sole ha attraversato il coluro equinoziale che separa il mese astrologico dei Pesci da quello dell’Ariete, e con ciò ha inaugurato il nuovo ciclo annuale. Qui sopra potete vedere il grafico che riproduce il momento esatto del passaggio, ovvero il tema natale del nuovo anno. Non è l’intento di questo breve articolo analizzare il cielo dell’ingresso del Sole in Ariete per trarne degli auspici o per congetturare l’andamento dei fenomeni metereologici, come si faceva un tempo. Qui vorrei soffermarmi piuttosto sul significato più generale dell’equinozio di primavera, ovvero sulla particolarità di tale momento.
Calendari di pietra
Gli archeoastronomi ci raccontano che gli antichi popoli studiavano il ciclo solare annuale piantando dei paletti di legno o posizionando delle pietre in corrispondenza del punto dell’orizzonte in cui vedevano la nostra stella sorgere al mattino e poi tramontare alla sera. Ogni giorno annotavano – per così dire – in questo modo lo spostamento dei due punti e ben presto trovarono che esso avveniva immancabilmente tra due precisi estremi. Se immaginiamo di osservare ad esempio l’orizzonte orientale questi due punti saranno più o meno in direzione di sud-est l’uno, e nord-est l’altro (quanto precisamente questi estremi si discostino dall’est dipende dalla latitudine del luogo in cui avviene l’osservazione). Vicino a questi punti gli antichi osservatori del cielo notarono che il movimento rallentava e si arrestava: per qualche giorno il Sole spuntava e calava nello stesso punto. Poi pian piano i punti riprendevano a muoversi invertendo la loro direzione.
Notarono poi anche che, tra un giorno e il successivo, lo spostamento maggiore del punto di alba o tramonto veniva raggiunto proprio alla metà tra le due pietre o paletti estremi. Queste date intermedie corrispondevano ai giorni in cui le ore di luce e quelle di buio si equivalevano, e se lo spostamento si stava verificando dal sud verso il nord allora succedeva anche che le nuove gemme verdi esplodevano ovunque nella natura.
Il primo segno zodiacale
Il germoglio che spezza la dura crosta della terra per mettere fuori le sue prime foglioline è rimasto come simbolo del primo dei 12 segni dello zodiaco tropico, l’Ariete, che ha inizio appunto con l’equinozio di primavera. L’anno astrologico ancora oggi comincia proprio qui, quando il giorno inizia a superare in durata la notte, e il Sole sta descrivendo archi sempre più alti nel cielo. Il ritmo con cui le ore di luce vanno crescendo è massimo in questi giorni, e genera di conseguenza il massimo mutamento stagionale.
Se si meditano bene questi fenomeni ci si può formare un buon concetto dei primi 30° zodiacali, che corrispondono all’Ariete. Esso è un segno di fuoco, e vi trovano governo il pianeta Marte per domicilio, e il Sole per esaltazione. Della triplicità dei segni di fuoco l’Ariete è il più diretto ed esplosivo, la sua natura è semplice e schietta, impulsiva e ruvida, ma non mi dilungherò oltre nella descrizione di questo segno, che si può trovare già in mille libri e pagine web.
Le stelle equinoziali
A caratterizzare il capodanno astrologico contribuiscono anche alcune particolari stelle fisse. Si tratta di quelle stelle che nei giorni dell’equinozio d’Ariete compiono una fase con il Sole, ovverosia si trovano in un particolare rapporto con esso e con l’orizzonte locale (qualche spiegazione in più sulle fasi eliache delle stelle l’ho data in questo articolo https://www.iraccontidelcielo.com/2024/03/02/le-stelle-fisse-di-victor-hugo/ ). Esse variano in base alla latitudine dei luoghi ed anche più lentamente nei secoli per via del moto precessionale, lo stesso fenomeno astronomico che determina il susseguirsi delle ere astrologiche in senso inverso all’ordine naturale dei segni. Dal momento che queste stelle intervengono con la loro luce a segnare la nascita del nuovo anno, anche quando non siano particolarmente brillanti possono dire qualcosa sul “carattere” del periodo storico e della zona geografica che le vedono protagoniste nei giorni dell’equinozio, e perciò può essere utile riportarle in conclusione di questo articolo. Per mostrare quanto conti la latitudine in questo tipo di fenomeni ho scelto due tra le principali città italiane che si trovano agli estremi opposti della nostra penisola.
Tra le stelle equinoziali di oggi, quelle che compiono le fasi più significative alla latitudine di Milano sono ad esempio: Dorsum (θ Capricorno, natura Marte-Mercurio) che compie la sua levata eliaca; Skat (δ Acquario, natura Mercurio-Saturno) che è al sorgere cosmico; tramontano eliache invece il Filo Meridionale dei Pesci (ɛ Pesci, Saturno-Mercurio), Algenib (ɣ Pegaso, Marte-Mercurio) e Scheat (β Pegaso, Marte-Mercurio); poi Markab (α Pegaso, Marte-Mercurio) compie il tramonto cosmico; Zavijava (β Vergine, Mercurio-Marte) e Adhafera (ζ Leone, Saturno-Mercurio) il tramonto acronico.
Alla latitudine di Palermo invece abbiamo: alla levata eliaca Deneb Algedi (δ Capricorno, Saturno-Giove), Nashira (ɣ Capricorno, Saturno-Giove), Mirfak (α Perseo, Giove-Saturno) e Mirach (β Andromeda, Venere); al tramonto eliaco invece sono Baten Kaitos (ζCetus, Saturno) e Filo Meridionale dei Pesci (ɛ Pesci, Saturno-Mercurio); al sorgere cosmico Mizan (β Triangolo, Mercurio); al tramonto cosmico Deneb (α Cigno, Venere-Mercurio); al tramonto acronico Zavijava (β Vergine, Mercurio-Marte); e al sorgere acronico Segino (ɣ Bootes, Mercurio-Saturno).
Come si può vedere alla latitudine di Milano spiccano stelle della natura di Mercurio e di Marte e tra le altre la costellazione di Pegaso, il mitico cavallo alato dell’eroe Perseo, sinonimo di forza, slancio verso il cielo, velocità. Per Palermo invece la situazione e più sfumata ed equilibrata, non c’è una costellazione particolarmente dominante, e come qualità planetarie emergono Saturno e poi Mercurio.
Buona Primavera!