Cos’è l’astrologia?
L’astrologia è una disciplina che ci è stata tramandata dalla tradizione, ed ha una storia lunga praticamente quanto l’uomo. E’ il tentativo di comprendere la relazione tra il cielo e la terra, tra i movimenti degli astri e le vicende umane personali e collettive.
“Come in alto, così in basso” è il motto dell’astrologia.
Perciò in quest’ottica il Sole, la Luna, i pianeti, i segni zodiacali ed anche le costellazioni e stelle fisse hanno una serie di corrispondenze con tutte le cose terrestri ed umane: zone geografiche, pietre, piante, animali, nazioni, città, tipologie umane, categorie professionali, ruoli sociali, cibi, profumi etc. Tutto ciò può essere messo in relazione con elementi e figure celesti.
Al giorno d’oggi, in cui l’immaginario collettivo è filtrato attraverso modelli di pensiero molto differenti (quelli affermatisi dopo la rivoluzione scientifica e l’Illuminismo), tutto ciò può sembrare bizzarro o il frutto della superstizione degli antichi. Tuttavia incredibilmente l’astrologia ha ancora molto da dire all’uomo e può aiutarlo a recuperare quell’armonia con la natura e con l’universo che, come ognuno può constatare, diviene ogni giorno più traballante.
Il cielo di nascita
A cosa serve conoscere il proprio cielo di nascita? Potrebbe non servire a nulla se siamo felici, soddisfatti della nostra vita, del nostro lavoro e delle nostre relazioni. Ma se sentiamo che qualcosa non va e per esempio se non sappiamo cosa vogliamo fare “da grandi”, oppure se abbiamo intrapreso un percorso di auto-osservazione e crescita personale, allora attraverso l’interpretazione del proprio cielo di nascita (o tema natale, tema astrale) l’astrologia può rivelarsi uno strumento molto utile per ricevere spunti, raggiungere una comprensione più veritiera di sé, mettere in luce potenzialità e talenti. Conoscendo la nostra natura profonda è possibile fare scelte più in armonia con noi stessi, più coerenti ed allineate con i nostri valori personali.
Inoltre con l’astrologia possiamo valutare meglio il quando, ovvero il momento più adatto per intraprendere certe attività piuttosto che altre. Anche qui si tratta di agire in armonia con le forze sottili che si muovono intorno a noi anziché contrastarle faticosamente.
Le origini dell’astrologia in Babilonia
Fin da tempi immemorabili, si sa, l’uomo si è rivolto al cielo e alle stelle con venerazione e soggezione, e in molti popoli anche europei vi sono ampie tracce di interessi per i fenomeni celesti. Con certezza tuttavia possiamo affermare soltanto che le origini di ciò che divenne poi propriamente astrologia vadano individuate nella Mesopotamia.
Nel culto politeistico babilonese la comunicazione tra divinità e uomini giocava un ruolo decisivo, e ciò avveniva in concreto per mezzo di preghiere e sacrifici da un lato, e dall’altro per via di segni di vario genere. Ad esempio potevano esserci sogni profetici, indicazioni ottenibili mediante la lettura delle interiora degli animali sacrificali, e anche presagi astrali. L’identificazione e misurazione delle diverse periodicità degli astri era quindi un fattore fondamentale per la previsione delle attese manifestazioni divine. In Babilonia tuttavia, pare che i pianeti non fossero venerati in quanto dei, come finora si era supposto, ma soltanto in quanto loro astri, e fin da allora fu stabilita una corrispondenza con qualità e caratteri sorprendentemente ravvicinabile a quella presente nell’astrologia successiva vera e propria.
Nel corso del II millennio a.C. si assiste a un diffondersi di almanacchi in cui i periodi dell’anno sono caratterizzati in maniera via via più specifica in giorni fasti o nefasti per determinate attività, ed è possibile constatare la presenza di lunghe raccolte di presagi astrali, come nel famoso Enūma Anu-Enlil.
Sul finire del millennio poi, compaiono anche gli astrolabi, ovvero i primi rudimentali strumenti atti a consentire delle previsioni astronomiche. In essi il cielo è diviso in dodici settori (uno per mese), a loro volta distinti concentricamente in tre parti, e queste 36 suddivisioni sono caratterizzate ciascuna dal nome di una stella e da un numero. Il passo decisivo verso un’astronomia scientifica di alto livello sembra risalire al VII secolo a.C., con le tavole del Mul-apin: in esso si trovano elencate una sessantina di stelle fisse (suddivise in tre fasce a partire da quella equatoriale) e le costellazioni nell’orbita della Luna. Inoltre possiamo leggervi molte informazioni circa i pianeti, i luminari, Sirio, gli equinozi e i solstizi, le levate e i tramonti, i quattro angoli del cielo. A corredo di ciò sono presenti anche tavole gnomoniche e una serie di presagi riguardanti stelle fisse e comete: un compendio insomma delle conoscenze astronomiche e calendariali fino ad allora accumulate, dalle quali si deduce tra l’altro che anche l’inclinazione dell’eclittica è in questo periodo una nozione già assodata.
L’effettiva padronanza degli strumenti matematici necessari alla previsione del moto dei pianeti è documentata però solo verso la fine del VI secolo, periodo a cui risalirebbe il primo documento cuneiforme riportante appunto esplicitamente tutte le regole di calcolo per la determinazione delle posizioni planetarie. Anche la nascita vera e propria dello zodiaco, cioè la suddivisione dell’eclittica per mezzo dei dodici segni di eguale ampiezza in luogo delle vere e proprie costellazioni, dobbiamo riportarla perlomeno alla Babilonia del V secolo; e se precedentemente si riteneva che la testimonianza più antica della dottrina degli aspetti si trovasse nell’Isagoge del greco Gemino, è stata recentemente ritrovata una tavoletta in cuneiforme che suddivide i segni in quattro gruppi di tre, e a partire da ciò ne sviluppa una rudimentale teoria. Sempre a questo periodo risale il primo sicuro oroscopo (babilonese), e persino le più antiche effemeridi in nostro possesso si trovano in alcune tavolette provenienti da Uruk. Per quanto riguarda il contributo dell’Egitto alle dottrine e tecniche astrologiche, esso sembra molto ridotto, limitandosi sostanzialmente alla serie dei 36 decani. Ricordiamo però che è qui che si diffusero gli scritti ermetici, importante riferimento per tutte le dottrine magico-astrologiche successive.
L’astrologia in Grecia
Per quanto ne sappiamo, prima di Alessandro Magno in Grecia non sembra vi sia stata una significativa penetrazione da parte dell’astrologia coltivata nel Vicino Oriente; bisogna considerare però quanto la riflessione greca abbia preparato il terreno dal punto di vista teoretico per il suo successivo accoglimento.
Le basi dello straordinario sviluppo seguente dell’astronomia/astrologia sono state poste in Grecia principalmente dalla scuola pitagorica, dove anche l’orfismo, giunto si ritiene dall’Oriente, trovò terreno fertile dal quale diffondersi poi nella cultura greca; e sempre in questa scuola sono presenti anche molti elementi di mistica astrale e numerica. Non sorprende quindi il fatto che proprio attraverso le opere di Platone – la cui vicinanza alle concezioni pitagoriche e orfiche è nota – sia avvenuta la diffusione di alcuni concetti fondamentali per la filosofia astrologica, e in generale anche per tutto l’esoterismo. Nel Timeo platonico infatti ritroviamo una magnifica descrizione del cosmo visto come essere animato, ed è qui ricordato anche il mito del rinnovamento della terra per mezzo di una conflagrazione universale. Nello stesso dialogo si possono trovare inoltre accenni alla questione degli aspetti planetari, e non si può nemmeno escludere che Platone ebbe conoscenza dello zodiaco vero e proprio.
L’ingresso vero e proprio dell’astrologia in Grecia, in ogni caso, si fa risalire alla venuta di Berosso, sacerdote di Bel/Marduk, il quale, probabilmente nel 281 a.C., fondò una scuola astrologica nell’isola di Cos. Da questo momento ha inizio il dibattito che ininterrotto giunge fino a Tommaso Campanella, quest’ultimo tra le figure più rilevanti che difenderanno l’astrologia alla vigilia del suo periodo più critico, quando, a seguito dello sviluppo e dell’emancipazione della nuova astronomia, dovette rinunciare allo status di scienza, mentre contemporaneamente fu fortemente repressa anche da parte ecclesiastica.
L’astrologia tra fato e libero arbitrio
Non è necessario né possibile dar conto qui di tutte le posizioni via via assunte dai difensori e dai critici delle concezioni astrologiche, ma è importante fare cenno a quelle che sono le opzioni fondamentali giunte alle soglie del Rinascimento.
Da una parte vi è la tradizione affermatasi sulla scorta dell’imponente sistematizzazione operata da Tolomeo, che saldò in maniera praticamente definitiva l’astrologia a una concettualità e a una struttura del cosmo di stampo aristotelico. Importanti apporti alla dottrina giunsero anche grazie alla speculazione di autori arabi illustri, quali Al-kindi e il suo discepolo Albumasar – per citare solo le personalità più note in assoluto. Si tratta di una posizione secondo cui sono i movimenti del mondo superiore a causare i mutamenti nella sfera sublunare, e ciò avviene per il tramite di raggi stellari quali veicoli delle qualità elementari ed occulte degli astri. L’anima umana tuttavia non è per lo più coinvolta direttamente, e perciò mantiene un margine più o meno grande di libera volontà.
Dall’altra va affermandosi una posizione, sulla scia delle Enneadi plotiniane, che considera gli astri come segni piuttosto che come cause vere e proprie, avvicinandosi in qualche modo anche al pensiero di Filone e di Origene. In realtà non si potrà mai parlare di una semiologia astrale pura, in quanto anche Plotino ammette una seppur limitata influenza materiale da parte dei corpi celesti. D’altra parte, se per affermare l’autonomia dell’anima umana (per esempio contro il determinismo della scuola stoica) è sostenuta la tesi secondo cui gli astri ne indicano l’attività senza causarla, le possibilità previsionali dell’astrologia non sono per nulla in gioco, ma anzi ne vengono rafforzate col rischio, paradossalmente, di cancellare per altra via proprio il libero arbitrio che si voleva difendere.
L’importanza della polemica sull’astrologia, in particolare quella svoltasi all’inizio dell’epoca moderna, è stata ben sottolineata da Eugenio Garin: «nel problema dell’astrologia (e della magia) si specchia, esasperata, la difficoltà centrale della nuova cultura umanistica: perché la scienza umana sia valida, sono necessarie ferree leggi di natura; ma se esistono leggi di natura universali e necessarie, com’è possibile un’attività umana libera e creatrice?». L’astrologia infatti fu un luogo fondamentale per la riflessione rinascimentale, stretta tra istanze mistico-religiose ed esigenze scientifiche, che intendeva porre l’uomo in modo nuovo al centro dell’universo.
In questo contesto conflittuale è da segnalare l’opera di Marsilio Ficino, che in qualche modo si trovò a dover tentare un compromesso o un’integrazione tra le due posizioni delineate sopra, e doppiamente importante anche in qualità di traduttore del Corpus Hermeticum e delle opere di Platone.